Una straordinaria concentrazione, stratificazione, compenetrazione di edifici sacri. Tredici edifici sacri, sette dei quali identificabili come basiliche.

Tra le più antiche testimonianze della fede cristiana, riunite in un sito che in origine ospitava un tempio dedicato ad Ercole a cui si era sostituita in seguito la necropoli della Nola romana. E a quella funzione era legata la definizione Coemeterium con la quale la zona era conosciuta alla fine del III secolo, quando ebbe inizio la lenta trasformazione in area di culto paleocristiana, intorno alla quale si sviluppò nei secoli successivi l’abitato di Cimitile, nome derivato proprio da Cimiterium. Un borgo a poca distanza dal più antico e grande capoluogo del fertile ager nolanus, Nola, a cui sono indissolubilmente legati i due Santi che hanno fatto la storia dell’area sacra paleocristiana.

A2628275 0EF3 4FFE 8AB0 FF6C50185110Felice, il Santo martire nolano

Figlio di un ricco siro trasferitosi in Italia, Felice era nato a Nola nella seconda metà del III secolo ed aveva sposato la fede cristiana, divenendo sacerdote. Collaboratore dell’allora vescovo di Nola, Massimo, era stato catturato e torturato al tempo dell’imperatore Decio, durante le persecuzioni contro i Cristiani. La tradizione attribuisce ad un angelo la sua salvezza, che gli consentì di sottrarsi ai carnefici e di raggiungere il vescovo Massimo, che era riuscito a rifugiarsi in un luogo segreto. Felice cercò di salvarlo, rianimandolo con dei chicchi d’uva, prima di caricarselo sulle spalle per ricondurlo a Nola. 

La nuova ondata di persecuzioni anticristiane sotto l’imperatore Valeriano, costrinse Felice a nascondersi per sei mesi nel cimitero dentro una cisterna vuota protetta, secondo la leggenda, da grosse tele tessute dai ragni. L’editto di Costantino del 313 che poneva fine alle persecuzioni gli consentì di tonare a Nola da uomo libero. Alla morte di Massimo, rifiutò la nomina a vescovo a favore di un altro sacerdote e preferì dedicarsi ad una vita di estrema povertà, segnata da profonde sofferenze, condotta a prendersi cura del Cimiterium come già faceva il presule scomparso. Perciò grande era la considerazione e l’affetto che gli riconoscevano i suoi correligionari, considerandolo martire, sebbene non avesse perso la vita sotto i supplizi. E alla sua morte, fu nell’antica necropoli del Cimiterium che i fedeli nolani lo seppellirono, sotto un povero altare, in linea con la sua scelta di vita, che lo segnalava già come santo insieme ai miracoli che gli venivano attribuiti, compresa la particolarità del manifestarsi con un caratteristico profumo.

SAN FELICE

La prima Basilica di San Felice                                                                  

Il sepolcro del Santo nolano divenne ben presto meta di fedeli delle più varie provenienze. Ara veritatis, lo chiamavano, perché si riteneva che fosse efficace visitarlo contro la falsa testimonianza. Il continuo afflusso suggerì perciò di aggiungere alla semplice tomba inziale un’arca, formata da una piccola cella con una edicola sostenuta da colonne. Quella struttura fu il nucleo della prima Basilica a cui altre si sarebbero in seguito aggiunte, fino a comporre l’incomparabile complesso di Cimitile.

Nel 313 quella prima struttura venne demolita per fare posto ad un’altra costruzione con l’ingresso a sud, che fu individuata come aula ad corpus. Appena qualche decennio più tardi, intorno alla metà del secolo, fu costruita una basilica a tre navate disposta con l’abside a est. Questa basilica orientale sarebbe stata in seguito riconosciuta come basilica vetus.

SAN FELICEREPERTI

L’opera di San Paolino e la Basilica nova

Ė nel V secolo che nella storia di Cimitile entra da protagonista Meropio Ponzio Anicio Paolino, originario delle Gallie, di stirpe aristocratica tanto da diventare senatore appena ventenne, già governatore della Campania, dove, stabilendosi a Nola nel 379, aveva conosciuto la figura di San Felice e il culto in suo onore. Convertitosi al Cristianesimo e abbracciata la vita monastica con la moglie Teresia, tornò a Nola da sacerdote e nel 395 si stabilì con altri monaci proprio vicino al venerato sepolcro di San Felice. Dopo aver inizialmente provveduto al restauro delle strutture del santuario preesistenti, tra il 401 e il 403 diede l’avvio alla costruzione di una nuova chiesa, per dare migliore accoglienza ai fedeli che accorrevano sempre più numerosi, oltre a provvedere a creare spazi destinati alla vita monastica.

BASILICA NOVA

Per consentire la realizzazione della nuova chiesa fu demolita l’abside dell’aula ed edificato a nord un triforium, ancora ben visibile,ovvero una triplice apertura di collegamento con l’edificio in costruzione, che prese il nome di Basilica nova, per distinguerlo dalla vetus. I varchi del triforium, chiusi da grandi cancelliimmettevano in un ampio atrio, ornato da fontane e da un cantharus marmoreo con baldacchino, che a sua volta introduceva attraverso un altro triforium con croci alla chiesa nuova. Questa era a tre navate, separate da due file di sei colonne, ricavate come i capitelli corinzi da materiali romani di spoglio. La navata centrale era coperta da un soffitto a cassettoni dipinto con scene del Vecchio Testamento. L’ambiente era illuminato da candelabri posti sulle colonne e da lampade fissate con catenelle al soffitto centrale. Il pavimento era coperto da lastroni di marmo bianco. Dalle navate laterali più piccole si accedeva a quattro cubicula destinati alla preghiera e alla sepoltura dei monaci e dei loro familiari. Il presbiterio era sollevato rispetto alla navata e presentava un’abside trichora di marmi pregiatissimi come pure il pavimento e le decorazioni parietali. Nell’altare erano poste le reliquie di vari Santi e alcuni frammenti della Croce.

BASILICA NOVA

Un intervento riguardò anche la tomba di San Felice, che venne ampliata e circondata da un’edicola a pianta quadrata decorata a mosaico.  Quando nel 431 Paolino, Vescovo di Nola, morì, fu sepolto vicino a San Felice, nel luogo a cui aveva dedicato per anni le sue cure. E tra la fine del V e i primi decenni del VI secolo entrambi i sepolcri furono abbelliti da edicole in mosaico su fondo dorato e azzurro. Fu allora edificata anche la grande abside occidentale contrapposta a quella orientale originaria della Basilica di San Felice.

 SAN GIOVANNI

Dalla Basilica Nova alla Basilica di San Giovanni

L’eruzione del Vesuvio che stravolse il territorio di Nola tra il 507 e il 511, coprì di materiali piroclastici la Basilica nova, che in seguito venne completamente ingoiata anche dal fango di una alluvione accompagnata dall’esondazione del fiume Clanio. Dopo quella distruzione, dell’edificio furono recuperate solo poche parti, tra cui l’atrio e la navata centrale e quella sinistra, utilizzate come aree sepolcrali, mentre il resto fu lasciato sottoterra. Fu solo molto tempo dopo, quando si era già perduta la memoria della basilica di San Paolino, che la trichora e una parte della navata centrale rimaste furono trasformate nella Basilica di San Giovanni, ulteriormente ridimensionata nel XIV secolo. A quell’epoca risalgono la facciata e l’arco di trionfo in stile gotico, oltre agli affreschi sulle pareti e nel presbiterio. San Giovanni Battista, a cui era intitolata la basilica, compariva in un dipinto nella lunetta a sesto acuto sul portale d’ingresso. 

SAN GIOVANNI

Fu nel Novecento che in diverse campagne di scavo e di ricerca archeologica vennero progressivamente riportate alla luce le testimonianze perdute della Basilica nova. Solo in questi ultimi anni, però, è stato possibile ricostruire le varie trasformazioni subite dall’opera di San Paolino e le sue pregevoli decorazioni originarie, sia dipinte che marmoree, completamente andate perdute. 

La Basilica di San Felice parrocchia di Nola

Tutti gli interventi susseguitisi nei secoli nella vasta area sacra oggi inglobata nel centro di Cimitile ebbero come fulcro il mausoleo di San Felice che, al di là del suo valore religioso e della devozione di cui è stato ininterrottamente oggetto fino ai giorni nostri, per i suoi affreschi e i mosaici si può considerare una delle più importanti creazioni artistiche di epoca paleocristiana in Europa.

AFFRESCHILa pregevole edicola in mosaico è composta da un recinto con pilastrini e transenne di marmo finemente traforate che circonda la tomba del Santo. Il sepolcro in mattoni in cui sono custodite le sue spoglie appare coperto da una lastra di marmo con l’immagine a rilievo del Buon Pastore. Dietro le colonne dell’edicola si notano le tombe dei Santi Paolino juniore a destra e Felice a sinistra. Sull’arcata destra si è conservato un affresco raffigurante Gerusalemme, commissionato da Paolino agli inizi del V secolo. C’è un arco in parte murato al centro della parete ovest dell’edicola Dietro la tomba di San Felice un arco, parzialmente murato, è sorretto da due colonne in marmo di Aquitania dai non meno preziosi capitelli con le effigi, a sinistra, di Felice e, a destra, di Faustillo. Due arcate, non mosaicate, collegano l’edicola alla parete sinistra a nord della basilica dove in età altomedievale fu creata la cappella Sancta sanctorum.

AFFRESCHIQuella della tomba di San Felice è la parte più antica dell’intero complesso di Cimitile e, ovviamente, della Basilica vetus che gli fu costruita intorno e che, dopo l’alluvione del VI secolo, fu ben presto recuperata al suo ruolo di santuario di riferimento per l’area nolana e non solo. E per diversi secoli, fino al XIV, fu anche la cattedrale di Nola, prima che la sede della Diocesi fosse trasferita in città. Più tardi, nel 1599, la basilica di Cimitile fu di nuovo tra gli edifici di culto curati dal Capitolo della Cattedrale, ma nel 1675 riacquistò la sua autonomia. L’ultima, importante trasformazione avvenne all’inizio del XVIII secolo, quando la parte orientale dell’edificio fu rimaneggiata per farne la parrocchia di Cimitile, mentre un’altra parte della struttura venne coperta e adibita a cripta. Un intervento di sistemazione effettuato negli anni ’50 del secolo scorso portò all’eliminazione dell’ara veritatis sulla tomba di San Felice. L’antico paliotto che ne faceva parte fu traslato ai piedi dell’altare della cappella di San Felice nella chiesa parrocchiale. AFFRESCHI

Oggi, l’edificio sacro presenta nell’ingresso, orientato a sud, un pronao archivoltato sostenuto da colonne in granito grigio senza capitelli. Sul pavimento si osservano diverse lastre funerarie, sulle pareti restano affreschi raffiguranti San Giorgio esull’altro lato,San Giovanni e San Nicola benedicente. Un arcosolio è affrescato con l’immagine di Gesù benedicente sul trono con la Vergine e San Giovanni. Sotto l’arcosolio si trova un sarcofago romano del III secolo finemente scolpito. Un altro affresco risalente all’XI secolo e raffigurante la Comunione sotto le due specie (ovvero col pane e col vino), con la particolarità di proporre ben tre immagini di Cristo, è collocato sulla destra dell’abside occidentale realizzata nel VI secolo. Altri affreschi, databili tra il X e il XV secolo, abbelliscono la parete che divide il presbiterio dall’edicola a mosaico della tomba di San Felice. Delle stratificazioni di interventi effettuati nel tempo, restano poi le due absidi contrapposte a oriente e a occidente.

Dal 2000 il presbiterio della basilica accoglie un interessante Antiquarium in cui sono esposti un sarcofago romano scolpito, varie lastre di marmo con epigrafi romane, vasi e lucerne di terracotta.

Tra l’abside occidentale e l’ingresso della basilica s’innalza il campanile a pianta quadrata, costruito dopo il X secolo. 

SAN CAULONIOLa Cappella di San Caulonio

Tra gli edifici più antichi dell’area sacra di Cimitile, si conta la Cappella di San Caulonio, probabilmente precedente al V secolo e dunque al riassetto di San Paolino. Vi si accede da un cunicolo della chiesa di San Felice. Fu fatta restaurare tra la fine del IX e gli inizi del X secolo dal vescovo di Nola Leone III, forse proprio per accogliere le reliquie del Santo a cui era intitolata, che a Cimitile era venerato come San Calionio o Calione. 

AFFRESCHI

La Cappella di Santa Maria degli Angeli

Insieme alla Cappella di San Caulonio, è parte integrante del gruppo di edifici sviluppatosi intorno alla Basilica di San Felice, in corrispondenza dell’abside di quella, la cappella di Santa Maria degli Angeli. Siccome era luogo di sepoltura dei membri della Confraternita dell’Immacolata, nell’Ottocento era anche nota come Cappella dei Morti. Sulla parete sinistra è di notevole pregio l’affresco che raffigura La Vergine con il Bambino tra due angeli del XIV secolo.

BASILICA NOVALa Basilica di Santo Stefano

Ė una delle più antiche testimonianze di arte romanica, ideale anello di congiunzione tra gli edifici paleocristiani e le cattedrali romaniche. Costruita prima dell’alluvione del VI secolo, la Basilica di Santo Stefano è disposta da ovest, dove si trova l’abside, a est, dov’è l’ingresso, ed è anch’essa rivolta verso il centro del complesso di Cimitile, che corrisponde alla tomba di San Felice. Altra sua particolarità è di essere tra le più antiche chiese cristiane a navata unica. L’arco trionfale è sostenuto da due colonne scanalate con capitelli corinzi di spoglio del II d.C. Nella parte inferiore dell’abside si evidenziano due affreschi sovrapposti: lo strato più recente presenta nel registro in basso delle figure di Santi inquadrate da cornici rosse, che risalgono al XII-XIII secolo. BASILICA NOVA

La Basilica di San Tommaso

Fu edificata tra il VI e il VII secolo sul terreno depositato dall’alluvione, la Basilica di San Tommaso. Che per secoli ha custodito numerosi sepolcri con i relativi, e significativi, corredi funerari. Infatti, all’interno della chiesa, schermate dalle grate di metallo poste in prossimità dell’ingresso e davanti all’abside, sono visibili alcune delle 84 sepolture rinvenute sotto il pavimento insieme a fibule, orecchini e altri monili in bronzo e brocchette di terracotta, tutti materiali risalenti ai primi secoli dopo la costruzione. A sinistra della facciata s’innalza il campanile con la particolare copertura a bulbo, mentre a destra si notano una vasca per la produzione del vino e dei dolia parzialmente interrati.

AFFRESCHILa Cappella dei Santi Martiri

Realizzata su iniziativa del vescovo Leone III tra la fine del IX e gli inizi del X secolo, la Cappella dei Santi Martiri è frutto della trasformazione di un mausoleo della necropoli pagana del III secolo. L’edificio di culto è costituito da tre ambienti comunicanti. Il protiro è sostenuto da due colonne decorate su tutti i lati e testimonia il momento della trasformazione in basilica nel IX secolo. Di particolare pregio sono gli affreschi della seconda metà del III secolo, di ottima fattura, che decorano le pareti nell’arcosolio: a destra dell’ingresso sono dipinti Adamo ed Eva, mentre a sinistra Giona che viene gettato a mare. Sul lato meridionale della cappella, si trovano l’abside e due altari a blocco, sormontati da nicchie affrescate nel XIII secolo dove sono raffigurati, a sinistra, Sant’Eusebioe, a destra, La Maddalena, presentata come una regina. Sulla parete a destra dell’ingresso, e in prosecuzione anche su quella sinistra, sono dipinte cinque scene della Passione di Cristo, risalenti al IX-XI secolo.

Oltre l’arco che divide la basilica, si trova la cappella di San Giacomo i cui miracoli sono affrescati sulla volta difronte all’ingresso. Sono lì anche un marmo considerato miracoloso, protetto da una grata, e un reliquiario contenente il sangue dei martiri a cui è intitolata la cappella. Si dice che, nel giorno della morte di Cristo, quel sangue gorgoglierebbe in modo chiaramente distinguibile. Secondo la tradizione, la lastra di marmo bianco sarebbe stata colorata e modificata per sempre da una goccia di sangue caduta dalla corona che un pellegrino aveva precedentemente calato proprio nel reliquiario.