Arriva dalla notte dei tempi, la piccola Pinguicula hirtiflora. E se nel suo nome scientifico latino è indicata la caratteristica del lungo stelo dei fiori, “hirtiflora”, in quello comune, erba unta amalfitana, è evidenziato il suo areale di riferimento, la Penisola sorrentina e in particolare alcune zone circoscritte e di grande valore ambientale della Costiera amalfitana.

Dai 1300 metri del Monte Sant’Angelo ai Tre Pizzi, nel cuore dei Monti Lattari, dove la sua popolazione più numerosa cresce nella grotta e sulle rocce prossime alla sorgente dell’Acqua Santa all’oasi della Valle delle Ferriere e, a quote molto più basse, da Furore al canyon del Vallone Porto, a Positano. Tutti luoghi vicini a sorgenti, dove si trovano rocce su cui lo stillicidio perenne dell’acqua assicura alla Pinguicula l’umidità di cui ha bisogno per vivere, in associazione ai muschi. E anche ambienti nei quali il particolare microclima favorisce la presenza di molti insetti, da cui proviene il nutrimento della piantina preistorica.
 
Che è una carnivora, dotata sulle foglie di peli che intrappolano le prede e di vescicole piene di una secrezione vischiosa capace di digerire e assorbire i piccoli insetti catturati. Sempre in piena vegetazione nel corso dell’anno, la Pinguicula tra maggio e luglio si veste di delicati fiori dai petali azzurro violacei con un centro bianco e giallo, che occhieggiano tra le rocce calcaree. A scoprirla e descriverla per la prima volta fu il botanico della corte borbonica Michele Tenore nel 1824, vicino alla sorgente dell’Acqua Santa.
 
Solo gli studi più recenti hanno permesso di individuare l’origine di questa antichissima pianta risalente al Terziario nei Balcani, da dove si spostò dapprima nel Salento, poi in Calabria (la sua presenza è segnalata fuori dalla Penisola solo a Rossano Calabro) e poi in Campania, dove ha trovato nelle aree umide della Costiera il suo habitat naturale. Sempre più ristretto e infatti la Pinguicula è una pianta rara e considerata a rischio, già inserita nella lista rossa delle specie in pericolo di estinzione. Perciò è superprotetta nei luoghi, bellissimi, dove è ancora possibile incontrarla e ammirare la sua prodiga fioritura.