Una delle principali arterie viarie di Napoli è il decumano inferiore, meglio conosciuto come Spaccanapoli, perché divide perfettamente in due parti la città antica.

Foto 2 Guglia di San Domenico Questa strada, sempre affollata di turisti e di visitatori provenienti da tutto il mondo, è ricca di chiese e palazzi storici di ogni epoca a testimonianza di una grande stratificazione di stili architettonici.

È possibile anche imbattersi in due meravigliose guglie barocche che svettano in cielo con la loro singolarissima forma. La prima è la Guglia dell’Immacolata, posta in piazza del Gesù Nuovo, di fronte alla chiesa omonima. Fu eretta tra il 1745 e il 1758, nel luogo in cui una volta sorgeva il Monumento equestre di Filippo V di Spagna. La guglia si rifà agli apparati da festa di epoca barocca e, in effetti, risulta essere ricca di decorazioni, statue ed elementi geometrici di ogni forma. Re Carlo III, la regina Maria Amalia e il padre gesuita Francesco Pepe furono i promotori dell’opera, che venne realizzata come ringraziamento per scampato pericolo della pestilenza del 1743 e della vittoria sugli austriaci del 1744. A occuparsi del progetto fu l’architetto Giuseppe Genoino, mentre gli scultori Matteo Bottigliero e Francesco Pagano, sotto la direzione di Domenico Antonio Vaccaro, diedero vita alle statue e alle decorazioni marmoree.

La guglia è spiraliforme e, con un movimento verso l’alto, sembra toccare il cielo. Avvicinandosi, è possibile osservare statue di santi e bassorilievi raffiguranti scene della vita della Vergine. Sulla sommità del monumento, infine, è posizionata la Statua dell’Immacolata in rame dorato. Ogni anno, l’8 dicembre, giorno della festa dell’Immacolata, questa statua viene omaggiata dal popolo napoletano con un mazzo di fiori, collocato dai Vigili del fuoco alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e dei passanti.

La Guglia di San Domenico, posta nella piazza omonima, è la seconda guglia che incontriamo percorrendo Spaccanapoli. Fu voluta nel 1656 dal popolo napoletano come ex-voto a San Domenico. La storia di questo monumento è piuttosto travagliata a causa di alcune circostanze che ne rallentarono la realizzazione. A progettare la guglia fu chiamato Cosimo Fanzago, che all’epoca era impegnato in altri lavori. Forse per questo motivo, a partire dal 1658, comincia a comparire nei documenti il nome dell’architetto Francesco Antonio Picchiatti. Tuttavia i lavori, anche con il nuovo progettista, andarono a rilento e ripresero solo tra il 1679 e il 1680, con Lorenzo Vaccaro. La costruzione poté dirsi completata solo nel 1737, con l’intervento massiccio di Domenico Antonio Vaccaro, figlio di Lorenzo.

La guglia, di forma pressoché piramidale, poggia su un grande basamento quadrangolare in piperno realizzato da Fanzago ed è divisa in tre ordini. Nel primo troviamo due iscrizioni e due sirene bicaudate, forse scolpite da Lorenzo Vaccaro. Il secondo ordine ospita gli stemmi della città di Napoli, quelli dell'ordine dei Domenicani, dei re di Spagna e dei viceré d’Aragona, eseguiti durante la fase di progettazione di Picchiatti, ma sistemati materialmente da Domenico Antonio Vaccaro. L’ultimo ordine vede, invece, i busti in marmo di quattro santi domenicani, inseriti in altrettanti medaglioni, anch’essi rivisti e collocati da Vaccaro junior. A coronamento della guglia, infine, c’è la statua in bronzo di San Domenico di cui non si conosce ancora l’autore, anche se fu eseguita su un modello di Domenico Antonio.