L’ultimo centro della Costiera Sorrentina è ricco di verde e giardini come quello storico «Il Gesù», un antico agrumeto impiantato dai Gesuiti all’inizio del Seicento, quando fu costruito il grande collegio conosciuto come Il Quartiere.

BLU E VERDEIl toponimo compare nei documenti dal 938 come Massa Pubblica (deriva forse da mansa longobarda). Lubrense fu aggiunto in seguito, in virtù della devozione a Santa Maria della Lobra, venerata in una chiesa eretta sul sito di una villa romana che, a sua volta, era stata edificata su un delubrum, un tempietto in onore di Minerva. Largo Vescovado è il cuore del paese, con una terrazza che abbraccia il golfo di Napoli. Ai lati, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con il suo bel pavimento in maiolica, costruita nel Cinquecento e rifatta due secoli dopo; e il settecentesco Palazzo Vescovile. Tra limoneti e uliveti, querce e castagneti si snodano poi diversi sentieri che conducono agli antichi casali, tra panorami fantastici, torri di avvistamento e siti archeologici, in un contesto punteggiato da diciotto borghi.

Scendendo alla Marina della Lobra, villaggio di pescatori dal fascino indiscutibile, si giunge all’omonimo santuario, ricostruito nel 1564. Alla chiesa, a croce latina, è annesso il convento del 1583. Tra le cronache contemporanee di Marina della Lobra, va ricordato che al largo dello scoglio del Vervece, il fantastico uomo-pesce di Sicilia, Enzo Maiorca, nel 1974 stabilì il record mondiale di immersione di profondità, toccando la quota di meno 87 metri. Proprio al Vervece, fu poi sistemata sott’acqua la statua di una Madonnina (prima in gesso smaltato, quindi in bronzo), che ha trasformato il sito in un Santuario per i sub e per la gente di mare.

Restando nell’ambito dei percorsi marinari, bisogna evocare la Baia di Ieranto, alla fine della Penisola sorrentina, stretta tra la punta Campanella (fa parte dell’Area Marina Protetta) e la punta Penna, direttamente di fronte ai Faraglioni di Capri. Di bellezza incontaminata, tra formazioni rocciose coperte da macchia mediterranea e ulivi, Ieranto deve il suo nome a due termini greci: ierax, che indica il falco, che qui nidifica abitualmente; oppure ieros che significa sacro, per la presenza del tempio delle Sirene. Aspetto, questo, che si fonde con il mito dell’estrema propaggine campana sul mare, Punta Campanella che sembra sfiorare l’isola di Capri. Luogo evocativo da millenni: vi era infatti un tempio di Atena che, come narra Strabone, fu eretto da Ulisse che lo dedicò in un primo momento alle Sirene. Fu invece il re Roberto d’Angiò, a ideare il nome di Punta Campanella: nel 1335 vi fece costruire la Torre Minerva che, nel 1566, fu ricostruita con una funzione difensiva dalle invasioni piratesche (l’allarme veniva diffuso attraverso il suono di una campana).

La maggiore frazione di Massa è Sant’Agata sui Due Golfi, il «valico» verso la Costiera Amalfitana, in posizione invidiabile a circa 400 metri di altezza, dalla quale è possibile scorgere i golfi di Napoli e Salerno; oltre alla vista su Capri. Interessante è la visita al Deserto, una collina nei pressi del centro abitato, dove sorge un Eremo carmelitano, prima convento e poi orfanotrofio dei padri Bigi di padre Lodovico da Casoria. Secondo alcuni la collina si dovrebbe definire Monte Sireniano, come lo appellavano gli antichi geografi, come Strabone; e le mappe sempre collegate al culto delle Sirene. Nella piazza si trova la chiesa con un altare del 1600, opera dello scultore e architetto di scuola fiorentina Dionisio Lazzari, fatto di madreperla e lapislazzuli, proveniente dall'antica chiesa dei Girolamini di Napoli e unico per la sua bellezza. Proseguendo, si può scendere a Marina di Crapolla, nel territorio di Torca: è raggiungibile solo via mare o da un lungo sentiero pedonale con centinaia di scalini. Secondo una leggenda qui sbarcò l'apostolo Pietro nel suo viaggio verso Roma. A lui è dedicata una chiesetta, venerata dai pescatori dell’antico borgo, sorta sui resti del tempio di Apollo.

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