Da secoli, i viaggiatori delle più diverse origini, che giungevano da Napoli e visitavano le località della Costiera Amalfitana, entravano in città dalla porta occidentale.

E Vietri era l’ultima tappa, prima di Salerno, di un viaggio lungo e faticoso. Fu proprio per venire incontro alle loro esigenze, perché potessero dissetarsi al loro arrivo, che nel 1790, grazie ai fondi messi a disposizione da un certo don Tullio, fu costruita una scenografica fontana in stile barocco, abbellita nella nicchia centrale da una statua di Esculapio, poi sostituita da un putto. Qualche anno dopo, all’inizio dell’Ottocento, la fontana fu spostata sulla spiaggia di Santa Teresa e, in memoria dell’originario benefattore, cominciò a essere definita “la fontana di don Tullio”, com’è ancora conosciuta.

Quasi un secolo dopo la sua costruzione, fatta l’Unità d’Italia, quella fontana divenne il punto focale del progetto dell’area verde da allestire nei terreni ricavati nell’ambito dell’ampliamento e del riassetto del lungomare. A progettare la nuova Villa Comunale furono gli ingegneri Bellini e Scodes, ma nello spazio allora individuato fu invece edificato il Teatro Verdi. Autore del giardino fu poi nel 1872 l’architetto Renato Casalbore, che lo collocò dov’erano nel Medio Evo i complessi dapprima di San Giovanni di Dio, con annesso ospedale, in seguito di San Francesco di Paola e Santa Maria di Portosalvo, oggi Sant’Anna al Porto.

Casalbore immaginò che la fontana preesistente fungesse da sfondo verso il mare e disegnò una serie di viali, le aiole, altre fontane e monumenti. Ma già negli anni successivi vennero fatti altri interventi e introdotte diverse modifiche. La Villa, con vari ingressi, divenne ben presto uno dei luoghi prediletti di aggregazione della Salerno di fine Ottocento, anche per la contemporanea apertura del vicino Teatro comunale. Nella moderna area di espansione della città verso il mare, dotata di quelle nuove attrattive, venivano organizzati concerti e appuntamenti mondani molto apprezzati dal pubblico.

Nel tempo furono inseriti diversi monumenti, dedicati a personaggi illustri di Salerno e dell’Italia unita: la prima statua di Carlo Pisacane, il ministro Giovanni Cuomo e il ministro Nicotera, quest’ultima unica opera in bronzo. E infatti ebbe un destino diverso dalle altre, giacchè, durante la Seconda Guerra Mondiale venne fusa per fabbricare proiettili. Quella attualmente esposta, dunque, è una copia dell’originale.

Il primo impianto del giardino prevedeva la presenza di numerose specie botaniche, soprattutto dell’areale mediterraneo. Ma nel tempo prima le distruzioni della guerra, poi un prolungato abbandono, depauperarono notevolmente il patrimonio arboreo della Villa. A interrompere questa lunga fase di degrado fu l’accurato restauro a cui fu sottoposta la villa sia a livello architettonico che botanico. Relativamente a questo, furono inseriti filari di lecci e pini, sia domestici che d’Aleppo, ed esemplari di cedri himalayani e Washingtonia filifera, senza trascurare l’inserimento di numerose specie rare, con l’obiettivo di fare della Villa un giardino botanico.

Da alcuni anni, la Villa è diventata il fulcro della manifestazione “Luci d’artista”, che accende di colori la città da novembre a gennaio, in concomitanza con le festività natalizie.