Il sentiero  verso il borgo di Teano attraversava terreni con resti di antiche costruzioni appena visibili tra rovi e erbe selvatiche. Per quelle presenze, l’intera zona era conosciuta ormai come “le Grotte” e vi era stata eretta una cappella dedicata alla Madonna.

Fu solo nella seconda metà del Novecento che iniziò l’esplorazione del luogo e la lenta ricostruzione del suo illustre passato.  Gli scavi archeologici sistematici e i restauri che ne seguirono, hanno recuperato l’imponente  struttura  di un teatro romano, risalente alla fine del II secolo a.C.  Edificato in  opus incertum con blocchi di tufo, era stato oggetto di una prima ristrutturazione già durante l’età augustea, quando Teanum Sidicinum, l’antica capitale dei Sidicini, era stata riconosciuta colonia romana. A quell’epoca, il teatro faceva parte di un complesso che comprendeva anche un tempio dedicato ad Apollo. Poi,  nel II secolo d. C., quando era imperatore  Settimio Severo, l’edificio  subì un’ulteriore trasformazione, che lo ingrandì fino a consentirgli di accogliere cinquemila persone e lo abbellì notevolmente. La cavea arrivò ad avere un diametro di 85 metri mentre la scena, alta 26 metri, presentava  tre ordini di colonne con statue, capitelli e sculture architettoniche di marmi pregiati. Un terremoto fu probabilmente la causa del danneggiamento del teatro, che portò al suo abbandono. E nel Medio Evo ne furono sistematicamente prelevati marmi e materiali da costruzione utilizzati nei nuovi edifici civili e religiosi del borgo medievale. Numerosi reperti rinvenuti nel teatro, a corredo della sua storia, costituiscono una sezione del Museo archeologico di Teanum sidicinum nel complesso tardo-gotico del “Loggione e Cavallerizza”, risalente al XIV secolo.