Affacciato sulla centralissima via dei Tribunali, dietro  Porta Capuana, accesso alla strada di collegamento con l’antica Capua,  Castel Capuano, a parte il nome evocativo della sua funzione originaria, viene comunemente assimilato ad uno dei tanti palazzi del centro storico partenopeo, a maggior ragione per il fatto di essere stato per secoli il palazzo di giustizia della città.

Eppure, nella sua “vita” precedente era stato anch’esso una fortezza, la più antica di Napoli insieme a Castel dell’Ovo. Una residenza reale protetta e sicura, grazie alle imponenti fortificazioni, opera dei Normanni all’epoca di Guglielmo I il Malo. E tale era rimasta  fino alla costruzione del nuovo maniero sul mare, il Maschio Angioino, che infatti i contemporanei chiamarono Castel Nuovo, dove si trasferirono i sovrani e la corte.  Ma anche in età angioina, il “vecchio” castello, più volte rimaneggiato, continuò a svolgere un ruolo importante nella storia di Napoli. Sicuramente, tra i numerosi personaggi che vi soggiornarono, vi fu anche Francesco Petrarca nel 1370. E lì si celebrarono le nozze di Carlo di Durazzo di cui tanto parlarono le cronache del tempo. Lì Giovanna II  fece assassinare nell’agosto 1433 il suo ex favorito e braccio destro Sergianni Caracciolo. Del resto, proprio nel castello più antico la regina  si era rifugiata, salvandosi la vita, durante la contesa con Alfonso V d’Aragona, che si era stanziato in Castel Nuovo e aveva cinto d’assedio Castel Capuano, senza riuscire però a espugnarlo.  Fu lì che 1517 Bona Sforza andò in sposa al re di Polonia Sigismondo I. E sempre a Castel Capuano fu accolto nel 1535 l’imperatore Carlo V , che poi lo donò ad un suo fedelissimo, Filippo di Lannoy, principe di Sulmona, per il suo matrimonio con Isabella Colonna. 

Con l’avvento del vicereame cambiò la destinazione d’uso della struttura militare, che venne adibita a palazzo di giustizia e prigione.  Il vicerè don Pedro de Toledo trasferì  nella nuova sede tutti gli organi e le attività legati all’amministrazione della giustizia: il Sacro Regio Collegio, la Regia Camera della Sommaria, la Gran Corte Civile e Criminale della Vicaria e il Tribunale della Zecca. E affinchè la struttura fosse funzionale alle nuove esigenze, nel 1537 fu sottoposta  a una radicale ristrutturazione, che eliminò le parti legate alle precedenti funzioni militari. In quell’occasione i sotterranei furono trasformati in prigione con annesse sale di tortura.  

Attualmente, è possibile visitare diversi ambienti del castello che fu: il salone storico che ospita la Corte d’Appello con gli affreschi settecenteschi di Antonio Cacciapuoto e di altri artisti del  Settecento; la Sala dei Busti, con i busti dei più illustri avvocati del foro di Napoli,  da cui si accede alla cinquecentesca Cappella della Sommaria. Sul retro del palazzo di trova la Fontana del Formiello, che fu dapprima abbeveratoio per i cavalli, per poi essere trasformata in fontana nel 1583.



Informazioni utili:
L’ingresso gratuito al pubblico è dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00.