Per secoli hanno contribuito a impreziosire le collezioni dei musei di mezza Europa e d’Oltreatlantico.

Scoperte, rivelate al mondo, spogliate del loro contenuto più pregevole e poi, quasi sempre, riaffidate alla terra e all’oblio. Uno strano destino, quello delle ville rinvenute a Boscoreale perlopiù, ma anche nei territori confinanti di Boscotrecase e Terzigno, a nord di Pompei, di cui costituivano un’area suburbana. Una vasta zona agricola, particolarmente fertile per le sue vicende geologiche precedenti all’eruzione del 79 d.C., che anche lì cambiò bruscamente e violentemente il corso della storia. Vi si producevano olio, vino e cereali e vi era pure largamente praticata la pastorizia. In quel contesto bucolico, nelle grandi proprietà terriere, sorgevano ville rustiche corredate da ambienti destinati alle lavorazioni agricole, ma anche dotate di tutti i comfort in uso a quel tempo e spesso finemente abbellite negli spazi adibiti all’uso residenziale.

Il primo a esplorare quel sito fu l’ingegnere Karl Jakob Weber, già impegnato tra Pompei e Ercolano. E per tutta la seconda metà del ‘700, gli scavi effettuati a più riprese riportarono alla luce decine di ville, sistematicamente private dei reperti e anche di pregevoli dipinti murali, perlopiù spediti all’estero, a parte quelli fortunatamente affidati al nuovo Museo Archeologico di Napoli. Poi, dopo un lungo abbandono, l’attenzione su Boscoreale si riaccese un secolo dopo con la scoperta di altre ville dalle ricche dotazioni, che presero anch’esse la strada dei musei stranieri. Come il cosiddetto “tesoro di Boscoreale”, oltre cento pezzi preziosi di raffinata oreficeria, d’argento soprattutto, rinvenuti nella Villa della Pisanella e trasferiti al Louvre.

Altri rinvenimenti casuali avvennero nel ’900, ma tutte le ville furono di nuovo seppellite. E così non c’è da stupirsi che di tanti scavi e esplorazioni nel corso di tre secoli resti oggi visitabile, a Boscoreale, una sola villa, completamente restaurata: Villa Regina.

Villa Regina 

Era circondata da vigneti, Villa Regina, come raccontano ai posteri i calchi delle radici delle viti. E che la produzione vinicola fosse prevalente lo testimoniano gli ambienti adibiti alla vinificazione:  il torcularium con il torchio di cui è visibile il calco, la vasca per la premitura dell’uva, il contenitore per il mosto e la cella vinaria con 18 dolia, ovvero botti.  C’erano anche il granaio e una cisterna. Ed è stato ritrovato un carretto per il trasporto dei prodotti. Mentre nella parte residenziale, la villa, realizzata nel I secolo a.C: e ampliata in età augustea e poi giulio-claudia, presenta un triclinio affrescato secondo i canoni del III e IV stile pompeiano.