Lo scrigno, in pieno centro, è un monastero dedicato a Santa Maria La Nova risalente al 1521, quando venne ricavato all’interno del preesistente Casale Nuovo di epoca medievale.

Divenuto proprietà comunale, il restauro avviato nel nuovo millennio vi ha ricavato, nei tre piani, gli spazi espositivi per il Museo Storico Archeologico a cui Nola ha affidato la preservazione, fruizione e valorizzazione di una straordinaria sintesi del suo importante patrimonio storico-archeologico-artistico. Compresi i materiali rinvenuti durante gli scavi degli ultimi decenni, che sono andati ad arricchire ulteriormente la dotazione del museo nel 2009.4J0A1302

Il percorso espositivo parte dall’inquadramento geologico del territorio, le cui vicende storiche sono state fortemente condizionate nel tempo dalla relativa vicinanza del Somma-Vesuvio, di cui vengono rievocate in particolare le due eruzioni più impattanti sulle comunità del Nolano: l’eruzione delle pomici di Avellino, tra il 1860 e il 1680 a.C, in piena Età del Bronzo, e l’eruzione di Pollena verificatasi nel 472 d.C.

La Preistoria

Andando a ritroso nel tempo, le prime testimonianze della presenza umana nell’area nolana risalgono proprio all’Età del Bronzo, quando l’eruzione di Avellino ricoprì di materiali vulcanici gran parte della Campania, seminando morte e distruzione.4J0A1315

Gli scavi archeologici hanno fatto riemergere i villaggi allora cancellati, identificati grazie ai reperti che appartengono alla cosiddetta facies di Palma Campania. Di quell’epoca sono presentate le ricostruzioni fisiognomiche di tre individui ritrovati nelle sepolture di San Paolo Belsito. Tra i punti di forza del museo, proprio quella sezione vanta anche la ricostruzione su scala reale delle capanne preistoriche riportate alla luce nel sito di Croce del Papa, tra Nola e Saviano, con l’esposizione all’interno di vari oggetti di uso quotidiano, nell’esatta disposizione in cui si trovavano quando l’eruzione fermò il tempo e la vita degli abitanti.

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L’influenza etrusca

Le origini della città di Nola sono illustrate nella Sezione corrispondente al periodo tra l’VIII e il VI secolo a.C. A quella fase appartengono i corredi funebri provenienti dalle necropoli di Torricelle, a nord est della città, e di via San Massimo. Si tratta di tombe che evidenziano una forte influenza culturale etrusca, ma anche la pratica del simposio, testimoniata dai vasi per il vino, di inequivocabile derivazione greca.4J0A1344

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I corredi, anche in questo caso, sono rivelatori delle abitudini di vita della popolazione e della sua organizzazione sociale. La compresenza di vasi di produzione locale con altri da Cuma e dalla Daunia dimostra il fervore dei rapporti commerciali con varie comunità coeve. Tuttavia, la notevole quantità di buccheri e di ceramica etrusco-corinzia, con diverse iscrizioni graffite sui vasi, conferma la connotazione etrusca di Nola nei secoli in cui i Tirreni, radicati a Capua, controllavano il vasto territorio più nord. Fu tra il VI e il IV a.C. che l’antica Nola conobbe il suo periodo di massimo splendore, mentre sulla costa, nel 470, veniva fondata Neapolis.

 A raccontare oggi la vitalità dei commerci e delle relazioni con popolazioni e culture vicine sono i numerosi vasi attici a figure sia nere che rosse, rinvenuti durane gli scavi condotti tra il XVIII e il XIX secolo. In particolare: due anfore attiche del Pittore di Alchinaco e del cosiddetto Pittore di Berlino e un cratere a colonnette a figure rosse attribuito al cosiddetto Pittore di Napoli. Nel V secolo si sviluppò pure una produzione locale a imitazione dei vasi a figure rosse, chiamata Pilastro con la Civetta. La formazione di una classe dirigente ellenizzata e guerriera nel V a.C. trova riscontro poi proprio nelle pitture funerarie su lastre dipinte da varie necropoli. Il museo illustra, tra le altre, la Tomba del Cavaliere, con la disposizione originale delle lastre dipinte, la Tomba dei Togati e la Tomba della Danzatrice di Casamarciano. Di particolare interesse, la raffigurazione di un cavaliere dall’elmo cornuto, onorato come eroe, su una tomba scavata nel 1977 in via Seminario.

L’epoca romana

L’esposizione museale propone reperti legati alla presenza osca, che si protrasse fino al 313-312 a.C., quando Nola venne conquistata dai Romani. Fu l’inizio di un lungo periodo di pace, interrotto dalla guerra sociale, che vide la città lottare contro Roma, fino alla riconquista firmata da Silla nell’80.

 

 

L’età romana si accompagnò ad un nuovo assetto urbano, comprensivo dell’edificazione di vari monumenti. Come l’anfiteatro, da cui arrivano dei pilastrini in calcare con decorazione a rilievo. Sempre romane sono le statue in calcare di togati, rinvenute in località Cangio, e due statue raffiguranti Attis da un monumento funerario di Cicciano. Sul pianerottolo della scala verso il primo piano fa bella mostra di sé la pregevole statua loricata del periodo traianeo. 4J0A1395

Al primo piano, s’incontra una magnifica fontana mosaicata del III d.C., scoperta in una villa di San Paolo Belsito. Una delle tante ville rustiche presenti nell’ager nolanus. Una sala è dedicata alle testimonianze di età imperiale, con due statue giunte dalla villa di Augusto a Somma Vesuviana. In fondo al corridoio del primo piano, si ammirano frammenti del pluteo in marmo e i quattro pilastrini del presbiterio della basilica di San Felice a Cimitile, risalenti alla fine del IX e inizio del X secolo. Oltre a due corredi funerari completi dei ventisei rinvenuti della basilica di Tufino.4J0A1415

Il Rinascimento

Il museo nolano offre ai visitatori un’ampia sezione dedicata all’arte del periodo rinascimentale in città. Vi sono esposti vari reperti dal Palazzo Orsini e l’altare della chiesa di Santa Maria La Nova (del complesso dov’è oggi il museo) con marmi policromi adorni di inserti di madreperla, lapislazzuli e pietre dure. 4J0A1416

Di grande valore la sezione dei dipinti della fine del XVI secolo, di autori di fama. Prima fra tutte le opere, c’è una grande tela raffigurante l’Annunciazione di Domenico Antonio Vaccaro, dipinta nel primo ventennio del Settecento, proveniente dalla chiesa di Santa Maria del Piesco di Casamarciano. 

Da non perdere, nell’ammezzato, le belle collezioni di mille riggiole napoletane e di ceramiche datate dal ‘400 ad oggi, dalla collezione privata raccolta da Diodato Colonnese.0083def4J0A14354J0A1460 copia