Dedicata a Giove, la Villa Jovis dell’imperatore Tiberio è la prima tra le dodici ville isolane d’epoca romana.

Immensa, con settemila metri quadrati di costruzioni, tredicimila metri di parco con terrazze e ninfei disseminati su 40 metri di dislivello, si protende, maestosa, verso la Penisola Sorrentina e Punta Campanella. Gli scavi di Amedeo Maiuri hanno riportato alla luce il nucleo centrale con grandi cisterne, intorno alle quali s’identificano quattro aree: il quartiere dell’imperatore e della corte; la zona della servitù, quella delle terme e lo spazio per le udienze pubbliche. Si possono notare almeno due fasi di stratificazione: la prima dell’epoca augustea, con l’uso di pietra calcarea ricoperta di opus reticulatum con intonaco e pitture, i pavimenti in mosaico di marmo; e la seconda visibile nei pavimenti ricoperti di lastre di marmo e pareti rivestite con mosaico di vetro. Andando oltre, verso l’estremità settentrionale della Villa, si arriva al cosiddetto Salto di Tiberio, 297 metri a picco sul mare, che – seguendo i leggendari racconti di Svetonio – era il punto dal quale l’imperatore faceva scaraventare «vittime umane per il proprio divertimento».