Secondo Strabone, fu Giasone, dopo aver conquistato il vello d’oro, a fermarsi con gli Argonauti alla foce del Sele e a dedicare un santuario alla dea Hera.

Secondo le evidenze archeologiche, furono i Greci della colonia di Sibari che, nel fondare nel VI secolo a.C. un nuovo emporio alla foce del Sele, edificarono anche il santuario in onore della dea Hera Argiva, protettrice della fertilità e della navigazione. Allora, quel sito era proprio vicino al mare, che nel tempo l’avanzamento della linea di costa ha allontanato di oltre un chilometro. 

All’inizio, l’Heraion era un’area sacra all’aperto, con un altare e un portico per l’accoglienza dei fedeli. In seguito, fu costruito un tempio periptero, forse ottastilo, cioè con otto colonne sulla facciata. E, sempre all’esterno, l’opera fu completata con due grandi altari. 

Quando quel territorio passò sotto il dominio dei Lucani, nel V secolo, il santuario fu ampliato con un nuovo portico e un altro edificio. Discosto da essi, sorse un’altra struttura in cui sono stati rinvenuti pesi da telaio e una statua di Hera, seduta in trono con un melograno in mano. Nel 273 a.C. la zona fu occupata dai Romani, fondatori della colonia di Paestum. Fu costruito un nuovo recinto e abbattuto  l’edificio utilizzato per la tessitura.

La decadenza di quello che era stato uno dei più importanti santuari dell’antichità arrivò nel II secolo d.C. e in seguito i resti dell’illustre passato furono coperti dalla palude, che si formò con i sedimenti del fiume. Ma quella rimase una zona sacra, tanto che con l’avvento del cristianesimo, fu fondato nelle vicinanze dell’antico sito un santuario dedicato alla Madonna del Granato, raffigurata come Hera Argiva.

Gli scavi condotti prima della Seconda Guerra Mondiale hanno riportato alla luce settanta metope scolpite di arenaria locale. Una quarantina risalgono al periodo più antico, al VI secolo a.C., e rappresentano le dodici fatiche di Ercole, il ciclo troiano, storie di Giasone e Oreste. Le altre metope recano bassorilievi con fanciulle danzanti. Tutte le sculture sono esposte presso il Museo Archeologico Nazionale di Paestum. Nell’area sacra, seppelliti e bruciati, sono stati anche rinvenuti migliaia di oggetti votivi di ceramica dedicati alla dea tra il VI e il II secolo a.C. e altri di bronzo tra il IV e il II secolo. Questi reperti fanno parte della dotazione del Museo narrante di Hera Argiva alla foce del Sele, ospitato nell’area archeologica nella Masseria Procuriali, appositamente restaurata.