La Saticula dei Sanniti domina la Valle Caudina dallo sperone di roccia che s’innalza alle falde occidentali del monte Taburno.

Sant’Agata de’ Goti, al confine con la provincia di Caserta, nel cuore delle terre vitate del Sannio, è tra i borghi più belli d’Italia e custodisce testimonianze preziose della sua lunga e appassionante storia, inevitabilmente condizionata dalla particolare posizione dell’altura tufacea a strapiombo sulla vallata.

Sulla sommità già nel 343 a.C. era sorto un castrum romano. Poi, durante la seconda guerra sannitica, nel 315 a.C., il villaggio di Saticula resistette per due anni all’assedio romano prima di capitolare. Alla caduta dell’Impero romano, ben altri furono gli attacchi e le scorrerie subite da Unni, Vandali e Goti. Fu con l’avvento dei Longobardi che Saticula cominciò a cambiare nome, dedicata a Sant’Agata in coincidenza con la conversione al cristianesimo dei capi longobardi che ne avevano il possesso e la nascita della Diocesi di Sant’Agata. Fu allora che, smantellati progressivamente gli edifici del villaggio romano, vennero sostituiti con le nuove costruzioni, sfruttando elementi architettonici antichi. Venne edificato anche il castello ducale, nel punto più alto della rocca naturale. Furono poi i Normanni ad ampliare il castello e a rafforzarne le difese nell’XI secolo. Sempre all’epoca normanna risale l’affidamento del feudo alla famiglia Drengot, il cui nome in seguito fu trasformato in De Goth e l’intero paese divenne così Sant’Agata De Goth, da cui il toponimo con cui ancora la conosciamo. 

Il centro storico a pianta semicircolare ha mantenuto sostanzialmente inalterate le sue caratteristiche medievali. DalDuomo dedicato all’Assunta eretto nel 970, con una cripta romanica che è giunta a noi, poi ricostruito nel XII secolo e più volte rimaneggiato fino all’epoca barocca. Longobarda è la chiesa di Sant’Angelo in Munculanis, a pianta basilicale e tre navate, con un pronao all’ingresso principale caratterizzato da due colonne di spoglio  e vicino il campanile; di recente è riemersa una cripta con sepolture “a scolatoio”. Una stupefacente miscellanea di stili e di sovrapposizioni connota la chiesa dell’Annunziata del XIII secolooriginariamente esterna al borgo che poi l’ha inglobata nel tempo. La facciata è barocca, ha un impianto basilicale con il tetto a capriate e monofore e presenta pregevoli affreschi trecenteschi nell’abside recentemente restaurati come il quattrocentesco Giudizio universale. La chiesa di San Francesco della prima metà del XV secolo custodisce un pavimento settecentesco di ceramica di Giuseppe Massa, l’artefice del chiostro di Santa Chiara a Napoli, e, coevi, il soffitto ligneo a cassettoni del Settecento a cui risale e il bel portale di marmo. L’annesso convento è sede municipale e accoglie un’esposizione archeologica con una sezione dedicata ai Sanniti e una al periodo longobardo. Antichissima la chiesa di San Menna, del VII secolo edificata in piena epoca bizantina. Fu poi Roberto Drengot nel 1097 a portarvi il corpo di San Menna, eremita nel IV secolo sul Taburno. Tra i vescovi di Sant’Agata c’è stato anche Sant’Alfonso de’ Liguori, che fece costruire la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.

Tra i tanti palazzi signorili, si segnala Palazzo Parisi del XII secolo  al di sotto del quale è scavata una rete di grotte comunicanti, che ospita una mostra di strumenti di tortura dell’Inquisizione.

Del Castello ducale, prima fortezza poi residenza durante il Rinascimento, resta una delle quattro torri adibita a lungo a carcere e degli affreschi di Tommaso Giaquinto del 1710. Il Museo diocesano ha una sezione archeologica e di arte sacra nella chiesa della Madonna del Carmine e nel Palazzo vescovile una sezione dedicata a Sant’Alfonso, a cui è anche dedicato un monumento in piazza. Intorno al centro antico scorrono i torrenti Martorano e Riello, affluenti dell’Isclero, che tocca il territorio di Sant’Agata a nord, dove passa sotto l’antico ponte Viggiano.