Ė un luogo dove aria, acqua, terra e fuoco sono in grado di esprimere tutta la loro forza, ma anche di comporsi in una straordinaria armonia. Dove la natura conserva la sua dimensione più selvaggia e dominatrice, nonostante la notevole presenza antropica fin dalle epoche più remote.

Grotta del Tuono Gaiola f.to G.Ferrari R. LamagnaDove l’unicità del paesaggio naturale si accompagna ovunque a testimonianze non meno eccezionali del passaggio di popoli e di civiltà. Non a caso, è un luogo dal nome plurale: i Campi Flegrei. Non più di 7350 ettari di Natura e Cultura custoditi dal 2003 dal Parco regionale dei Campi Flegrei, compreso nei territori di Pozzuoli, BacoliMonte di Procida e Napoli, di cui ingloba i quartieri più occidentali, parte integrante, per la geologia e la storia, dell’area flegrea.

In un contesto così importante, delicato, multiforme, la missione del parco è, oltre che di tutela, anche di valorizzazione di un immenso patrimonio archeologico, storico, paesaggistico e naturalistico, fondamentale riferimento della cultura occidentale per la presenza di Cuma, la prima città della Magna Grecia, fondata dai greci di Pithekoussai (l’attuale isola d’Ischia) nell’VIII secolo a.C., che a sua volta fu artefice della fondazione di Dicearchia (Pozzuoli) e, a seguire, di Partenope, con l’insediamento tra il Monte Echia (la collina di Pizzofalcone) e l’isolotto di Megaride (dove sorge Castel dell’Ovo). Un’espansione territoriale a cui corrisposero processi economici e culturali di primaria importanza nel mondo antico, decisivi nella storia del Mediterraneo e dell’Europa. Fu poi un territorio prediletto dai Romani, per il clima salubre, per la fertilità della terra, per la ricchezza delle fonti termali. Lo popolarono, lo coltivarono, lo abbellirono con ville, templi e terme, lo dotarono di strade, di acquedotti e di porti, ci stanziarono anche la flotta del Tirreno. E, come i Greci, lo cantarono e lo esaltarono nei miti e nei poemi. Un patrimonio che sarebbe stato riscoperto e adorato, molti secoli dopo, dai viaggiatori europei del Grand Tour, frequentatori abituali e appassionati dei Campi Flegrei, che vollero raccontare, a loro volta, in diari di viaggio e opere letterarie e artistiche.

Tutto questo inquadrato nella cornice dell’unico supervulcano d’Europa, che non ha mai cessato nel tempo di far sentire viva e potente la sua presenza.

Le zone di tutela del Parco

Dal punto di vista della tutela, il Parco presenta una zonizzazione a cui corrispondono diversi gradi di protezione dei luoghi interessati.

C’è una Zona A di riserva integrale, dove l’ambiente naturale è completamente protetto: Nisida, Astroni, Monte Nuovo, Solfatara, e Punta Penna.Lago Averno f.to Luca Grassi

Nella Zona B di riserva generale, la tutela attiva riguarda: Coroglio, Cratere Senga, San Gennaro, Solfatara, Pisciarelli, Campiglione, Monte Barbaro, Lago d’Averno, Lago Lucrino, Monte Grillo, Monte Nuovo, Cuma, Licola, Fondi di Baia, Castello aragonese di Baia, Lago di Miseno, Capo Miseno, Lago di Fusaro, Cuma, Punta di Torre Fumo, Monte di Vita Fumo, Monte Grillo, Scoglio di San Martino, Capo Schiano, San Vincenzo.

Tutto il territorio rimanente compreso nel perimetro del Parco è sottoposto ai vincoli di salvaguardia e agli obiettivi di riqualificazione urbana e ambientale previsti nella Zona C di riserva controllata.

Il patrimonio vegetale

L’intera area del Parco presenta un tipico clima mediterraneo, che è l’ideale per la crescita di numerose specie vegetali autoctone. Crescita favorita anche dalla proverbiale feracità della terra vulcanica, sebbene proprio questa origine renda i terreni più acidi, con un vantaggio per le piante acidofile. Lungo le pendici delle alture, che sono tutte edifici vulcanici, sono presenti, a seconda dell’esposizione, sia specie caratteristiche di ambienti aridi come il Barboncino mediterraneo (Hyparrhenia hirta) e la Disa (Ampelodesmos mauritanicus) sia la gariga con arbusti bassi, quali l’elicriso (Helicrisum litoreum) e la ginestra. Ampiamente diffusa è la macchia mediterranea con mirto, lentisco, cisto, erica, leccio, alaterno, fillierea e corbezzolo. 

Flora 8 f.to Luca GrassiFlora 15 f.to Luca Grassi 1920 1080

Le dune costiere accolgono cisto, rosmarino, mirto, ginepro, ammofileto, cakileto. E le coste sabbiose sono il regno di specie alofite compatibili con i venti salmastri insieme al giglio di mare (Pancratium maritimum), alla camomilla marina (Anthemis maritima), all’Ammophila arenaria, al vilucchio marittimo (Calystegia soldanella), alla calcatreppola marina (Eryngium maritimum), al finocchio spinoso (Echinophora spinosa) e alla Silene colorata.  Le pinete, presenti anche in diversi crateri vulcanici sono formate da pini marittimi, d’Aleppo e domestici.

La fauna selvatica

 Nell’area del Parco vivono volpi, donnole e faine, più rare sono le lepri e i conigli selvatici, che invece sono piuttosto numerosi sull’isola di Nisida. I Campi Flegrei sono soprattutto un importante punto di sosta per gli uccelli migratori: cormorani, svassi, beccacce, torcicolli, morette tabaccate, lodolai, rigogoli, gheppi, falchi pellegrini e finanche il raro porciglione, avvistato in nidificazione dall’eremo dei Camaldoli.

Il Parco Regionale dei Campi Flegrei ingloba l'area occidentale di Napoli e i territori dei Comuni di Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida. Ha sede a Bacoli.

Gabbiano 4 f.to Luca Grassi

Fauna 2 f.to Luca Grassi


 

 

 

 

Folaga 3 f.to Luca GrassiPh. Luca Grassi