Con il mitico eroe e re dell’Eneide evocato dal suo nome non ha nulla a che fare.

Evandro è, più semplicemente, l’evoluzione del toponimo originario, RoccadiVandra, già in uso prima dell’XI secolo, per indicare il borgo arroccato con il suo castello su un’altura alle pendici del MonteCamino, tra la catena degli Aurunci e le Mainarde, guardando la valle del Garigliano.

Una posizione strategica di cui si avvalse lungamente la cittadella fortificata, fin da quando, all’inizio della sua storia nel 582, garantì un sicuro rifugio agli abitanti di Casinum e Aquinum, attaccate e distrutte dal duca di Benevento Zotone. Prima di trovare una testimonianza ufficiale dell’esistenza della Rocca, tuttavia, bisognerà aspettare il 744. Da quel momento inizia la narrazione delle sue complesse vicende, segnate soprattutto dall’avvicendamento di vari signori durante il plurisecolare periodo feudale e dal legame forte con l’abbazia di Montecassino, a cui appartenne a più riprese nel Medio Evo, a partire dall’XI secolo, oltre ad essere compresa stabilmente nella sua area d’influenza culturale anche nei secoli successivi.
Tra i vari signori della Rocca e delle vicine Camino e Mignano, ci fu anche nel 1504 l’eroe della disfida di Barletta, Ettore Fieramosca. Nel 1528 il borgo era sotto il dominio di Federico Monforte quando egli si ribellò a Carlo V, che riprese il controllo del territorio grazie alla prima spada del regno, il marchese di Pescara Ferranted’Avalos. Otto anni dopo, l’imperatore fece dono del feudo alla vedova  del d’Avalos, la poetessa VittoriaColonna, che lo conservò per poco, prima che passasse ad altri proprietari Tra loro, anche i Caracciolo, duchi di Marzano. Il lungo elenco di signori si concluse con i baroni poi marchesi Cedronio, nel XVII secolo, quando ebbe fine il regime feudale.

Centrale nella storia così come lo è da oltre un millennio nel paese, il castello fondato nel X secolo dai conti di Aquino, fu ampliato e risistemato sotto Federico II di Svevia, che ne fu personalmente ospite. Risale a quel periodo l’assetto ancora attuale della piazza dal caratteristico selciato in pietra, con i palazzi nobili a farle cornice e la fontana in bell’evidenza. La sua lunga e meritata fama di inaccessibilità fu intaccata da un solo episodio, quando fu espugnato dalle truppe di Carlo V guidate da Ferrante d’Avalos. Lo stesso Carlo V vi si fermò, provvedendo a donarlo a Vittoria Colonna in considerazione dell’impresa del marito. Tra le famiglie residenti che ne furono proprietarie nel tempo, così come per un certo periodo anche il fisco, la struttura conobbe varie vicissitudini, comprese le distruzioni prodotte dai terremoti del 1117 e del 1349, e successivi ampliamenti e rifacimenti, che ne ribadirono e rafforzarono di volta in volta la funzione a protezione di tutto il comprensorio. Poi, iniziò la fase di una lenta decadenza, consumatasi fino al totale abbandono. Durato tanto a lungo da ridurre la fortezza ad un rudere. Solo ne 1980 il Comune riuscì ad acquistarlo, avviandone un complesso recupero e restauro dal 1983.

Non distante, sulla stessa piazza s’innalza la Chiesa di Santa Maria Maggiore con accesso a doppia rampa. La caratterizza una facciata dominata da un elegante portale, che sorregge un timpano acuto con una raffigurazione della Madonna con Bambino. L’interno è a navata unica, fortemente rimaneggiato nel periodo barocco, a cui riportano dorature e stucchi. Tra i pezzi pregevoli, l’altare e il coro ligneo del ‘700. Sulla sinistra dell’edificio sacro si trova il campanile, rialzato di 5 metri nel dopoguerra del secolo scorso, affinchè sovrastasse l’altezza della chiesa  Storiche sono anche le campane del 1693 e 1721.

Nel territorio circostante l’abitato principale, si sono formati nel tempo i borghi di varie frazioni. D’altra parte, l’insediamento più antico della zona fu nella valle, dove sono riemerse tracce di un approdo vinario di epoca romana in località Mortola. Da non perdere, il suggestivo percorso che conduce fino al Santuario di Monte Camino, fondato nel XVII secolo a mille metri d’altezza. Ancora più antichi e non meno interessanti, il cinquecentesco eremo dell’Eterno Padre sul Monte Maggiore, la chiesa di Santa Maria di Mortola e la cappella di San Tommaso, che risalgono entrambe al XV secolo.